Donne che non si arrendono: Massimo Licari racconta il suo libro “Mai più Veronica”
Un libro che racconta le donne, le violenze spesso taciute e la necessità di ritrovare la propria terra anche lontano. Massimo Licari si racconta, tra progetti e certezze
Raccontare la forza di una donna, rappresentare una comunità che dice no alla violenza: “Mai più Veronica”, scritto da Massimo Licari e Francesco Billeci, è uno di quei libri che non si può definire in un determinato genere. Non è un romanzo di formazione, neanche un giallo. Probabilmente, se volessimo attribuire una categoria a questo tipo di romanzo, potremmo indirizzarci verso un più certo ambito “sociale”.
In effetti, il libro ha tanto di sociale: da una parte racconta le tradizioni, il folklore, il simbolismo terreno di una Sicilia autentica, dall’altra il correre del tempo, le ferite di una violenza passata ma che ha lasciato i segni sul corpo. E poi c’è l’America, che rappresenta il nuovo, il cambiamento, ma anche il passato che ci insegue nonostante le distanze. Al centro della storia c’è Maria, figlia del proprietario terriero, che si innamora di Vanni, figlio di un contadino. E poi c’è Angela, la figlia adolescente di Maria.
Il libro è il risultato della trasposizione dell’omonimo cortometraggio: «nel 2016 – racconta Licari – dopo essere stato nominato direttore artistico della Sacra Rappresentazione del giovedì Santo, mi sono messo alla ricerca del vestito della Veronica, un simbolo importantissimo per questa Sacra Rappresentazione. Sono andato a casa di una signora anziana, la quale ha iniziato a raccontare la storia di Maria da lì è nata l’idea di portare questa vicenda in risalto, importante per le tradizioni ma tanto triste per gli eventi che si sono succeduti. Dopo ho incontrato Francesco Billeci, un mio carissimo amico, che si è talmente appassionato a sentire il mio racconto che mi ha convinto a scrivere il libro».
Nella scrittura di Licari è evidente un forte legame ai significati e ai valori che vuole comunicare. Non si sforza semplicemente di raccontare un evento, piuttosto si avvicina al dolore altrui e ne spiega le sensazioni. Una scrittura fluida, incisa da parole e frasi della tradizione dialettale, ma che riesce a toccare con mano la forza dei suoi contenuti.
«Il mio intento è quello di abbattere il muro del silenzio e di denunciare questi fatti, che ancora per molti è vergogna disonore e protezione, ma le violenze vanno denunciate e i malfattori vanno puniti» racconta Licari.
In cantiere anche nuovi progetti per lo scrittore e attore: «in cantiere c’è un altro libro che sto scrivendo insieme a Marina Giarda, anche se toccherà altri temi. In più continuo a portare avanti la mia passione per il teatro, con gli spettacoli a tema sociale. Attualmente ne stiamo mettendo su uno inedito scritto da Chiara Putaggio che ha scritto la prefazione del libro».
Il racconto di una donna che sconfigge la violenza e i suoi significati, a favore di un presente più sereno, con il cuore sempre nella sua terra d’origine.
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