“Fuoriusciti”: lo spettacolo di Giovanni Grasso in scena al Teatro Stabile di Torino
Nell’atto unico di Giovanni Grasso, in scena al Teatro Stabile di Torino, i dialoghi tra Don Sturzo e il laico Salvemini durante l’esilio americano
In scena al Teatro Stabile di Torino lo spettacolo teatrale di Giovanni Grasso dal titolo “Fuoriusciti”, in programma dal 28 gennaio al 2 febbraio. I biglietti e gli orari sono disponibili qui.
Nell’atto unico di Giovanni Grasso i dialoghi tra Don Sturzo e il laico Salvemini durante l’esilio americano. Il liberalsocialismo e l’anima cattolica si interrogano sui destini del Paese: due posizioni ideologiche e due analisi politiche contrapposte in un esempio di confronto democratico. In scena Luigi Diberti e Antonello Fassari diretti da Piero Maccarinelli.
Trama dello spettacolo: Brooklyn, New York, una giornata di primavera del 1944. Mentre in Italia e in Europa infuriano i combattimenti tra nazifascisti e Alleati, l’esule politico Gaetano Salvemini si reca a trovare don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, anche lui costretto a fuggire dall’Italia nel 1924 per evitare la rappresaglia fascista.
Sono due uomini già molto avanti negli anni, provati da un lungo e penoso esilio e da dure esperienze politiche e personali. Frutto di una accurata operazione filologica, lo spettacolo permette di far rivivere sulla scena la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio.
Esiliato dall’Italia fascista, don Luigi Sturzo si trasferì da Londra a New York il 22 settembre 1940. Sono anni di intensa attività politica e di grandi polemiche con altri esuli di spicco: dal 1925 il fondatore del Partito Popolare Italiano incontra l’antifascista e storico Gaetano Salvemini con il quale intrattiene stretti rapporti.
Il giornalista e studioso del movimento cattolico Giovanni Grasso immagina un incontro del 1944 a Brooklyn con Don Sturzo, la spinta per le idee politiche che diedero vita alla Democrazia Cristiana, con Salvemini: gli attori protagonisti prestano corpo e voce, ritratti di due temi intensi. I due intellettuali, distanti non solo per età ma spesso per ideologia, scoppiarono in una discussione: differivano nelle loro posizioni sull’ingerenza della Chiesa nella politica. Ma alla base del loro rapporto c’è il rispetto reciproco, la comprensione delle reciproche ragioni e il tentativo di trovare una soluzione comune per la rinascita di un Paese devastato dalla guerra e dalla dittatura.
È una storia di idee, di passione democratica e di vicende umane: «Ho voluto riscoprire due grandi uomini oggi poco conosciuti – dice ancora Grasso – ma che erano i due giganti del pensiero cattolico e democratico di quegli anni, nonostante le loro differenze come si evince dalle comunicazioni scambiate negli anni tra Don Sturzo e Salvemini. I due non solo si scrivevano lettere, ma si incontravano e discutevano su questioni al centro dell’azione politica: ricordo come Salvemini pensasse che un cattolico veramente democratico avesse l’obbligo di disobbedire al Papa se necessario. Sturzo rivendica una cosa che non è mai stata fatta pur avendo in mente una democrazia».
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