Il cinema Hollywoodiano si ferma: le motivazioni dietro allo sciopero degli attori
L’industria cinematografica hollywoodiana è in queste ore attraversata da un grande terremoto. Ne è un emblema l’anteprima di “Oppenheimer” a Londra, dove gli attori hanno abbandonato il red carpet rifiutandosi di entrare in sala. In quelle ore infatti, la SAG-AFTRA, sindacato statunitense di cui fanno parte più di 160 mila attori, ha proclamato lo sciopero di questi ultimi. Perché?
La notizia arriva come una doccia fredda, dal momento che questo sciopero va ad unirsi a quello già iniziato (e tuttora in corso) dagli sceneggiatori qualche mese fa, in quello che di fatto è il primo sciopero congiunto tra attori e sceneggiatori dagli anni ’60.
Le motivazioni son presto dette: la categoria si rivolge alle Majors riguardo l’utilizzo sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale battendosi inoltre per una migliore condizione dei contratti stipulati.
Le Majors stanno infatti cominciando a utilizzare la scannerizzazione dei volti degli attori (per adesso solo comparse e attori minori) nei propri film, per poi creare l’individuo sullo schermo in maniera del tutto artificiale. Tecnologia già presente da qualche tempo che consente alle produzioni non solo di poter pagare una tantum per la cessione dei diritti d’immagine, ma anche, in un futuro prossimo, l’ipotetica sostituzione degli stessi attori in carne ed ossa, che cancellerebbe di fatto il mestiere dell’attore così come lo conosciamo.
Per quanto riguarda i contratti invece, la categoria si batte per una nuova versione di questi ultimi, dal momento che in essi non vi sono clausole che comprendano le Revenues derivanti dalle piattaforme streaming. Si tratta di un tipo di contratto che col tempo è diventato obsoleto, dato che al momento della stesura le piattaforme streaming non erano quello che sono diventate adesso. Se un attore lavora a un film che poi viene inserito su Netflix, per esempio, i suoi compensi non saranno in base al numero di riproduzioni.
Lo sciopero prevede un “blocco” dell’industria Hollywoodiana: gli attori non parteciperanno a nessun tipo di programma, non faranno interviste di alcun tipo (a meno che non fossero concordate prima dello sciopero) e non parteciperanno alla promozione dei film in uscita, né tantomeno a eventi come i festival.
Viene da chiedersi quanto e come ciò influenzerà l’industria, attraverso quella che di fatto è una battaglia per la tutela dei propri diritti, indipendentemente dal proprio stato socio economico. Inoltre, laddove l’immagine di Hollywood faccia pensare a Star e contratti milionari infatti, la maggior parte dei membri del sindacato è formata da attori che non vivono di questo, ma che anzi svolgono tale professione assieme ad altre. I “divi”, dunque, rappresenterebbero soltanto una piccola parte di un mare molto più grande.
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