Il segnalibro della memoria: la storia di Liliana Segre nella docufiction “Figli del destino”
La vita della senatrice Liliana Segre diventa docufilm per valorizzare l'aspetto della memoria e mantenere vivo e nitido il ricordo di una storia non troppo lontana
La storia è un modo per mantenere in vita la memoria, per fermarsi in silenzio davanti ad una persona ed un fatto. E nulla può diventare inutile rispetto alla storia se ci sarà sempre qualcuno a raccontare.
La docufiction “Figli del destino”, che contiene le testimonianze dirette dei protagonisti, è prodotta da Red Film e Rai Fiction e ripercorre l’Italia attraverso la devastazione e la sofferenza di un intero paese colpito dalla guerra.
Il 5 settembre 1938 passò alla storia per la promulgazione delle leggi razziali, una serie di decreti che legittimarono una visione di “razza” e che, con i loro annessi divieti, non risparmiarono colpi neanche al mondo della cultura e degli intellettuali. A farne le spese in modo particolare i bambini ebrei, costretti a non andare più a scuola ed obbligati per la loro stessa sopravvivenza a trovare nascondigli, affidandosi a stratagemmi per fuggire. Un percorso intrecciato di paura, umiliazione e diversità forzata che culminerà nella deportazione.
In questo clima di profonda alterazione degli equilibri politici e sociali e di sconvolgimento, si collocano le piccole vite di Liliana Segre, Lia Levi, Tullio Foà e Guido Cava. Quattro protagonisti inconsapevoli che conducono per mano attraverso la trama drammatica delle loro vicende nelle città di Milano, Roma, Napoli e Pisa.
I registi Francesco Miccichè e Marco Spagnoli in poco più di due ore consentono di rivivere i loro ricordi con l’obiettività, la partecipazione ed il senso critico di chi vede le cose per la prima volta. I protagonisti sono Massimo Poggi, che interpreta il padre della Senatrice Segre, Valentina Lodovini che è la madre di Tullio e Massimiliano Gallo. La voce narrante è di Neri Marcorè.
L’attivista e politica italiana Liliana Segre, testimone della Shoah in Italia e recente vittima di insulti, ha riaperto un tema di fondo complesso relativo all’allarme sull’antisemitismo, riaccendendo nuovamente il dibattito tra l’osservazione e la rilevazione di dati e segnalazioni e i cosiddetti “negazionisti dell’odio”.
Un presupposto innegabile è sicuramente quello che la democrazia e la convivenza civile si alimentano anche grazie alla libertà di informazione. Solo così ci si può riconoscere nella propria storia e riconoscere l’importanza di essere non perché siamo stati, ma perché sappiamo perfettamente chi siamo.
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