Un’arte necessaria: Fabio Ingrassia si racconta tra successi e sfide
Fabio Ingrassia si racconta tra successi e sfide che l'hanno portato ad essere uno degli artisti più conosciuti tra Italia e America. Un racconto intimo fortemente legato all'arte di ogni giorno
Definire il talento non è semplice. Buttar giù una serie di aggettivi troppo impersonali rischia addirittura di sminuire la figura di soggetto talentuoso. Se applicato all’arte, questo concetto assume una posizione estremamente cruciale. Nell’individuare un talento c’è bisogno di mettere sotto esame la parte più intima e creativa del soggetto.
Prendiamo come esempio Fabio Ingrassia – in arte Fao Design – un giovane trentenne di Marsala con la passione per l’arte. Una passione così forte da trasformarsi in un lavoro a tempo pieno. Ma la sua idea di arte è molto lontana dalla classica linearità artistica, poiché esce fuori da qualsiasi definizione impostata. Dopo la sua formazione artistica a Palermo – e un Guinness World Record vinto assieme a 373 colleghi con “La tela colorata con più persone al mondo” -, Fabio intraprende un percorso “pop artistico”, tra arte, musica e opere sparse in tutto il mondo.
Tanti successi per un trentenne che non riesce ad immaginare una vita senza arte: «non riesco ad immaginare – racconta Fabio – un momento della mia vita senza arte. Ho sempre vissuto di passioni, senza pensieri. Non posso neanche dire quando è nata in me la passione per l’arte, non c’è una data fissa. A quattro anni il mio primo disegno, ma è qualcosa che porto dentro dalla nascita».
Sempre in movimento tra Italia e America, Fabio sembra non soffrire degli stereotipi legati alla cultura dell’arte. C’è chi ancora oggi dichiara che vivere di arte e cultura – almeno in Italia – sia inutile e rischioso: «non nascondo che un pelo di verità c’è, in quanto diventa sempre più difficile fare arte in un paese economicamente instabile. C’è meno disponibilità ad acquistare un’opera d’arte. Però io credo ci sia un problema a livello culturale, con una tecnologia che ha messo in secondo piano l’arte» sottolinea l’artista.
Fabio non si nasconde e racconta delle difficoltà dell’essere un’artista oggi nel nostro paese: «quando l’arte è diventato il mio lavoro quotidiano, spesso ho rischiato di gettare la spugna. Con una famiglia da portare avanti è essenziale farsi conoscere, soprattutto all’inizio della tua carriera, e questo è stato difficile, in particolare il primo anno. Poi però sono arrivate le soddisfazioni. L’importante è non mollare» racconta Fabio.
Se vivere di arte è spesso difficile – ma non impossibile – ciò che è chiaro è che le soddisfazioni ti aiutano ad andare avanti. «Tra i momenti più belli della mia carriera – dice- c’è l’esperienza all’Arena di Verona con Il Volo. Ricordo ancora quando mi hanno chiamato come ospite per dipingere una loro canzone. Quando sono salito sul palco di fronte a tutta quella gente ho avvertito una miriade di emozioni. Questa esperienza mi ha avvicinato sempre di più ad Ignazio Boschetto, il mio migliore amico».
Tanti i progetti in cantiere: «sto scrivendo uno spettacolo teatrale che parla di Van Gogh. Un Van Gogh più intimo e meno conosciuto. E poi un altro spettacolo di sand art con soggetto Walt Disney. E ancora, tra le altre cose, una mostra in America dal titolo “La rosa bianca”».
Fabio Ingrassia si lascia raccontare con tutta l’intimità possibile, senza cercare in alcun modo di enfatizzare smanie di protagonismo. Questa immediatezza intima è visibile in tutta la sua opera: il suo obiettivo non è mostrare un talento, piuttosto creare un’arte che sappia parlare a tutti senza censure.
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